I riformatori
Santa Teresa, amando sommamente la Santa Chiesa, per la cui fede , fin da fanciulletta di sette anni, aveva tentato di versare tra i Mori il sangue, (così si legge nella sua autobiografia) al vederla per ogni parte dal mal costume perseguitata e dagli errori, si pose in animo di giovarla al possibile in ogni tempo, contro i persecutori.
Riformò pertanto le Carmelitane, perché a suo modo la difendessero, e con il rigido della primitiva Regola, e con l’impegnato studio dei virtuosi progressi per vie ardue e laboriose.
Al tenore medesimo riformò i Carmelitani coadiuvata da San Giovanni della Croce. Ad essi competeva il gran peso di più, che con la dottrina le fossero d’inespugnabile scudo, contro le eresie; con la predicazione assalissero nelle Anime, or l’inganno, or il vizio, e con l’assistenza dei confessionali, ad alcuni dessero Spirito di vita, ad altri di evangelica perfezione.
Santa Teresa
Avila non ha che sassi e santi, dice un proverbio popolare. E il detto ebbe una nobile conferma anche con la Santa eccellentissima.
S. Teresa di Gesù vi nacque il 28 marzo 1515. Suoi genitori i nobili don Alfonso Sanchez de Cepeda e donna Beatrice de Ahumada. La sua formazione spirituale ebbe tutte quelle cure che a tempo opportuno avrebbero fatto germogliare in lei il fiore della santità. Ma rimasta orfana di madre appena dodicenne, parve inclinare alle vanità della vita.
Don Alfonso, per sottrarla a ogni influsso cattivo, l’affidò alle Agostiniane di Avila che tenevano educandato per le fanciulle nobili della città.
A ventun anni di età la gaia fanciulla dei Cepeda è ravvolta nel saio monacale delle Carmelitane dell’Incarnazione di Avila.
Ma una strana malattia viene a interrompere i rapidi progressi che la giovane professa va facendo nella vita religiosa. Nel fiore dell’età è già vicina alla morte.
Dopo quatro giorni di catalessi, Teresa ritorna alla vita, ma in uno stato da far pietà: tutta rattrappita per violentissimi dolori di nervi, ravvolta in se stessa come un gomitolo.
E San Giuseppe che fa il miracolo, per le preghiere del suo papà.
Poco dopo quella che era stata data per morta tornava giubilente, benchè ancora debolissima, al monastero dell’Incarnazione dal quale era uscita momentaneamente per le cure necessarie.
Ricominciarono attraverso la grata le conversazioni frivole e mondane della sua adolescenza, e così ” di passatempo in passatempo, di vanità in vanità, di occasione in occasione, cominciai a metter di nuovo in pericolo la mia povera anima sino a vergnognarmi di continuare con Dio quella particolare amicizia che deriva dall’orazione “(Autobiografia, cap. 7, n. 1). Ma Dio vegliava su di lei.
Allora la cristianità attraversava una grande crisi, specialmente per l’eresia luterana, la quale, dopo avare strappato da Roma il cuore d’Europa, cercava d’avviluppare e soffocare fra i suoi tentacoli anche le altre nazioni.
” Mi pareva, scrive, che pur di salvare un’anima sola delle molte che là si perdevano avrei sacrificato mille volte la vita. Ma ero donna!”(Cammino di perfez. , cap. 1)
E allora si dette a quello che come donna poteva fare: osservare i consigli evangelici con ogni possibile perfezione e procurare che facessero altrettanto le anime che l’avrebbero seguita. Con questo pensiero si applicò alla riforma del suo Ordine.
Il 24 agosto 1562 una minuscola campanella annunziava alla città di Avila la fondazione del suo primo monastero riformato, attuata fra incredibili difficoltà .
A quel primo ne seguono altri sedici, disseminati in vari punti della Spagna.
Ma Teresa, donna dalle grandi vedute e dai desideri infiniti, non è ancora contenta. Perciò medita d’introdurre la Riforma anche tra gli uomini, e ci riesce magnificamente mediante San Giovanni della Croce che in Durvelo fonda il primo convento di Carmelitani Scalzi (1568) il cui obbligo, oltre la Regola comune con le (monache, sarà quello di occuparsi, in parte, nell’apostolato esteriore. Sorgono in seguito diverse altre fondazioni.
Teresa di Gesù, carattere energico e adamantino, non è a credere però che alle manchi di quella squisita delicatezza di animo e di maniere che forma l’incanto naturale della donna. Le sue Lettere ne sono una prova commovente.
Quanto più grandi erano i doni di cui Dio l’arricchiva, altrettanto più profondo era il sentimento della sua umiltà.
Madre di anime e fondatrice di monasteri, si riteneva l’ultima di tutte. La sua carità era commovente. Ne ha lasciato traccia nei capitoli più caldi del suo “Cammino di Perfezione”.
Ma la sua eccellenza è soprattutto nell’amore. Una perifrasi, la chiama serafina, quasi a dire che ella ha equiparato qui in terra l’amore di cui ardono in cielo i serafini di Dio.
Teresa, maestra di vita spirituale. L’elemento che la pone tra le figure di primo piano che hanno illustrato nei secoli la S. Chiesa di Dio è quel suo sicuro e solido magistero esplicato nella parte più profonda della teologia, che è la mistica.
Teresa scrittrice. Ella ha parlato e scritto cose sublimi, in un modo e con uno stile molto semplice.
Un grande poema ella ha cantato nelle sue opere immortali. Si chiede Louis Bertrand: ” Dopo il Vangelo e le Epistole di S. Paolo, esiste forse un’altra simile rivelazione della Divinità? A parte i libri santi, ha il mondo udito ancora un’affermazione così precisa del soprannaturale? ” ( S. Thérèse).
Nei suoi scritti, nulla di più incantevole nella sua semplicità di ciò che fluisce a carattere larghi come il suo cuore sotto il rapido trascorrere della penna d’oca non sempre di suo gusto.
Suo pregio principale è la naturalezza: naturalezza dignitosa e signorile che esclude qualunque espressione non all’altezza dell’argomento.
Le opere uscite dalla penna di S. Teresa tra piccole e grandi formano un bel numero. Sono: La Vita, Il Cammino di perfezione, Il Castello interiore o Mansioni, Le Fondazioni, Le Relazioni spirituali, Le Esclamazioni, Gli Avvisi, Le Costituzioni, Il Modo di visitare i monasteri, Le Poesia e le 457 lettere del suo Epistolario
San Giovanni della Croce
Nacque nel 1542 a Fontiveros in Spagna e morì in Ubeda a 49 anni di età.
I primi venti anni della sua vita sono il pellegrinaggio dell’orfano: perdette il Padre a due anni, Arévalo e Medina del Campo accolgono successivamente il Santo, nutrito sempre di povertà, di lavoro e di disagi. La sua adolescenza avrà per ambiente una specie di orfanotrofio, e la sua prima giovinezza fiorirà tra le mura di un ospedale, consolando e soccorrendo. A ventun anno la sua vocazione è il Carmelo, che lo accoglie ed è subito testimone di un’anima ardente e d’una personalità dotatissima. Quattro anni dopo (1567), quasi conclusi gli studi ecclesiastici alla Università di Salamanca e ordinato sacerdote, torna a Medina del Campo dove, mentre pensa di ritirarsi nella Certosa di S. Maria del Paular, incontra provvidenzialmente S. Trersa ed è conquistato all’ideale della Riforma che il 28 novembre 1568 diventa realtà a Durvelo.
Per questo primo Carmelitano Scalzo appena ventiseienne comincia una missione immensa: riplasmare l’anima del Carmelo rinnovato; a questo scopo Iddio gli ha effuso in cuore il carisma della paternità.
Gli avvenimenti storicamente e giuridicamente molto complessi di cui sarà, prima con S. Teresa poi solo, protagonista principale lo porteranno ad esercitare incarichi, assumere responsabilità, subire contraddizioni e condanne, sopportare il carcere di avversari e l’abbandono di amici; ma tutto ciò, se costituisce la trama di una biografia esteriore molto ricca di contrasti e di eroismi, non può far dimenticare che il Santo in tutto questo tempo fu principalmente educatore, formatore e direttore spirituale di anime nei monasteri femminili fondati da S. Teresa, nei conventi maschili aperti in gran parte da lui stesso e nell’ambiente laico gravitante intorno al Carmelo riformato.
Scrittore
Un dono sublime di poesia, mezzo espressivo di arcane esperienze contemplative, è sempre il primo germe dei grandi trattati che S. Giovanni della Croce costruisce con strutture formali stupendamente armoniose.
La Salita del Monte Carmelo, ispirata da otto strofe di cui soltanto due vengono effettivamente commentate.
La Notte oscura, ispirata dalle medesime strofe della Salita, ne commenta anch’essa due sole.
Il Cantico Spirituale, commenta in maniera continua le strofe di una poesia scaturita dal genio e dalla santità dell’autore in gra parte durante la sua prigionia di Toledo.
La fiamma viva d’amore, èun commento continuo verso per verso d’una poesia di quattro strofe.
La Salita del Monte Carmelo, La Notte Oscura, il Cantico Spirituale e la Fiamma viva d’amore costituiscono la grande sintesi dottrinale del Dottore mistico, ma le Opere minori che raccolgono Cautele, Avvisi e Massime, Lettere, Poesie, oltre la conferma di tale magistero, mettono in luce tutta una ricchissima serie di dettagli molto preziosi per la conoscenza personale del Santo ed anche per la retta interpretazione della sua dottrina.